di Paolo Colombo
Il Timorasso è un vitigno autoctono del Piemonte e, benché meno noto rispetto ai più celebri Nebbiolo e Barbera, ci dona vini bianchi di grande qualità, espressività e dalla storia affascinante.
Origini
La sua origine sembra essere infatti molto antica: si crede che il vitigno sia stato introdotto nelle colline del Monferrato e della Val Curone già dai Romani, che lo apprezzavano per le sue qualità enologiche e lo chiamavano “Timuraccius”. Nel tempo ha continuato ad essere coltivato dai contadini locali, che ne apprezzavano anche l’elevata resistenza ai parassiti. Tuttavia, durante il ventesimo secolo, la sua presenza sulle colline piemontesi è andata via via riducendosi fino a rischiare di sparire del tutto. La sua bassa produttività aveva spinto i vignaioli a sostituirlo con altri vitigni bianchi locali come il Cortese e il Moscato, o con vitigni internazionali più conosciuti e ricercati sul mercato.
Riscoperta del vitigno
Il rilancio del Timorasso è in gran parte opera di un gruppo di produttori locali che hanno seguito le orme di un enologo di Tortona, Walter Massa, che ha riconosciuto e scommesso sul potenziale di questo vitigno. Per questo, già negli anni ’90, si è impegnato a salvaguardarne il patrimonio genetico ricominciando a vinificarlo e ottenendo importanti riconoscimenti.
Altri produttori hanno iniziato quindi a seguire il suo esempio, sfruttando tecniche di vinificazione moderne e sostenibili, generando un interesse che sta supportando una produzione in costante crescita quantitativa e, soprattutto, qualitativa.
Caratteristiche
Il Timorasso ben si adatta ai terreni argillosi e calcarei tipici delle colline piemontesi. Le uve maturano in modo piuttosto tardivo, consentendo al vino di sviluppare una notevole complessità aromatica e una buona struttura.
I vini sono caratterizzati da un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati e al naso presentano un bouquet ricco, con sentori di fiori bianchi, pesca e albicocca, miele e note di spezie più o meno accentuate a seconda delle scelte in cantina (affinamento in solo acciaio, in barrique o in botte grande, tutte previste dal disciplinare della DOC creata nel 1995 nella zona dei Colli Tortonesi).
Al palato ci aspetta un sorso pieno, avvolgente, con una notevole acidità che è premessa di grande capacità di invecchiamento, e una buona mineralità. Nella sua evoluzione compaiono solitamente note di frutta secca, miele e idrocarburi, simili a quelle del Riesling.
Abbinamenti gastronomici
I vini da Timorasso si sposano perfettamente con una vasta gamma di piatti della cucina piemontese e internazionale (in questo articolo è approfondito il tema dell’abbinamento cibo-vino). Grazie alla loro struttura, complessità, freschezza e sapidità possono essere abbinati a piatti a base di pesce, crostacei e molluschi, carni bianche e formaggi stagionati, piatti vegetariani e a base di ingredienti grassi e saporiti.
Insomma, il Timorasso è un vino che giustamente sta riscuotendo molto successo tra coloro che sono alla ricerca di tipicità del territorio, da scoprire nelle sue diverse forme date dalle diverse interpretazioni dei suoi produttori.

Interessante articolo.
Se il Barolo è la massima espressione dei rossi piemontesi, oggi il Timorasso lo è per i bianchi. Non una mia opinione, questa, ma il pensiero sempre più diffuso fra gli esperti. Fra questi Daniele Cernilli, che non perde occasione per ricordare la principale caratteristica che avvicina il Timorasso al Barolo: la grande longevità. Un Timorasso di vent’anni, da lui degustato, aveva molto da raccontare.
E pensare che stava scomparendo.